Mia moglie Isabella, ieri dopo la scomparsa della sua e nostra amica Manuela, morta tragicamente di tumore a 44 anni,e la cui famiglia stretta non se n'è presa cura fino alla fine organizzando per altro un funerale in fretta e furia al quale tanti di noi non sono potuti andare, ha scritto questa riflessione importante:
" Riflettendo sulla giornata di oggi, penso che la cattiveria umana non abbia limiti. Le persone in agonia vanno accompagnate fino alla fine, non dovrebbero essere lasciate sole. Soprattutto se questo avviene tra familiari. In alcune società i funerali non vengono officiati frettolosamente perché si deve rispettare il distacco dell’anima dal corpo oppure che la mente sia lucida per la definitiva separazione.
Il funerale organizzato a dovere serve anche all’elaborazione del lutto di amici e familiari, quando invece un rito serve per disfarsi di un corpo tutto perde senso e si sovvertono alcune leggi che servono a mantenere l’armonia e tali contraddizioni portano alla rovina".
Penso allora a quanto affermava Philippe Ariès sulla morte nella società occidentale odierna, ovvero che la morte così presente nel mondo medievale, al punto di essere considerata un elemento famiglire, anche perché molto frequente, nella società di oggi è considerata un tabù. Si deve vivere a tutti i costi anche in maniera esasperata rigiutando l'idea della morte e relegandola nella sfera del proibito, del non-detto, quando la morte esiste! Ma è possibile comportarsi in questo modo anche nel caso di una figlia... di una sorella...?