Scuola, denuncia dei
precari:
70mila fuori dalla riforma
Per un coordinamento di docenti abilitati tra il 2013 e
il 2014, molti restano esclusi dalla riforma che promette di azzerare il
precariato
La "buona scuola", la maxi riforma annunciata da Matteo Renzi
promette con una rivoluzione copernicana di azzerare il precariato. Ma non sono
pochi quelli che al momento sembra ne resteranno esclusi. La Grande
stabilizzazione, almeno per ora, si lascerebbe alle spalle i circa 70 mila
docenti abilitati negli ultimi due anni, che non sono mai entrati nelle Gae, le
Graduatorie a esaurimento da cui invece provengono i 150mila insegnanti che con
la riforma saranno immessi in ruolo tra un anno esatto.Questo dichiara un
coordinamento di insegnanti abilitati tra il 2013 e il 1014.
Chi sono? Tutti quelli che hanno ottenuto l'abilitazione attraverso due
percorsi formativi diversi, tra l'altro a pagamento, Tfa e Pas. In 11 mila si
sono imbarcati nell'avventura del Tfa ordinario - Tirocinio formativo attivo -
concepito dall'allora ministra Gelmini dopo la chiusura delle Ssis (scuole che
un tempo permettevano l’inserimento in una graduatoria da cui si accedeva
direttamente al ruolo) come un percorso a numero chiuso, calcolato sul numero
dell'effettivo fabbisogno di docenti. Chi è riuscito ad accedere al Tfa ha
dovuto superare tre prove selettive, ha pagato in media 2600 euro di retta,
frequentato corsi e fatto 475 ore di tirocinio in classe. In palio, allora,
c'era la promessa di un concorso che non arrivò, o almeno non al momento
giusto, visto che quello bandito dal ministro Profumo nel 2012 si aprì e si
chiuse quando i “tieffini” non avevano ancora finito il ciclo per ottenere
l'abilitazione, avuta nel 2013.
Gli altri fantasmi, invece, sono i precari che vengono dai Pas, i Percorsi
abilitanti speciali, voluti dalla ministra Carrozza (sulla scia di un decreto a
firma Profumo) anche per sanare la situazione dei laureati che insegnavano
senza abilitazione – un paradosso fra i tanti della scuola - : per loro nessuna
selezione o numeri di sbarramento, una spesa tra i 2.550 e i 3mila euro a testa
per conseguire il titolo, ottenuto infine nel 2014. Tutti quanti, “tieffini” e
abilitati con i Pas, mai entrati nella Gae e ora confinati in un limbo che
rischia di inghiottirli e farli sparire. Insieme, probabilmente, ad altri
23mila "tieffini" di nuova generazione, quelli che stanno facendo ora
le selezioni per un nuovo ciclo abilitante.
“Noi abilitati inseriti nella seconda graduatoria di istituto non veniamo
neanche considerati precari. E non potremo neanche più fare le supplenze, che
saranno prese dai 150mila docenti della Gae che saranno immessi in ruolo.
Questa riforma è una demoniaca operazione pubblicitaria”, protesta Arianna
Cipriani, del coordinamento nazionale Tfa ordinario. “Qui si parla di
mettere in ginocchio 70mila docenti, che lo Stato ha abilitato a spese loro,
ovvero 70mila famiglie. Perché non si tratta di neolaureati ma di quarantenni,
madri e padri di famiglia, che faranno la fame. Il governo prevede di assumere
i 150mila precari della Gae a settembre 2015 – prosegue la professoressa
Cipriani - e nel 2015 di bandire il concorso per 40mila posti, anche per i non
abilitati, a fronte di una platea enorme e col rischio concreto che il sistema
collassi”.
Per questo i precari-fantasma tornano a chiedere il diritto a una doppia
chance: quella del concorso, ma anche quella di una graduatoria a scorrimento
per le immissioni in ruolo.
“Noi siamo l'anello scomodo e taciuto di questa operazione, che però
mortifica tutti. Anche i 150mila assunti saranno penalizzati – denuncia ancora
Arianna Cipriani - perché le scuole dovranno consorziarsi e assumere più
insegnanti di quelli che servono e loro non avranno possibilità di insegnare la
propria materia e avere una cattedra. Saranno utilizzati per tappare i buchi,
per i doposcuola, però copriranno tutte le supplenze e noi moriremo di fame”.
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