martedì 27 gennaio 2015


Signor pre­si­dente del Con­si­glio, i gior­nali ci infor­mano che lei sarà a Milano il 7 feb­braio per lan­ciare un Pro­to­collo mon­diale sul Cibo, in occa­sione dell’avvicinarsi di Expo.
Ci risulta che la regia di tale pro­to­collo, al quale lei ha già ade­rito, sia stata affi­data alla Fon­da­zione Barilla Cen­ter for Food &Nutri­tion. Una mul­ti­na­zio­nale molto ben inse­rita nei mer­cati e nella finanza glo­bale, ma che nulla ha da spar­tire con le poli­ti­che di sovra­nità ali­men­tare essen­ziali per poter sfa­mare con cibo sano tutto il pianeta.
Expo ha siglato una part­ner­ship con Nestlé attra­verso la sua con­trol­lata S. Pel­le­grino per dif­fon­dere 150 milioni di bot­ti­glie di acqua con la sigla Expo in tutto il mondo. Il Pre­si­dente di Nestlé World­wide già da qual­che anno sostiene l’istituzione di una borsa per l’acqua così come avviene per il petro­lio. L’acqua, senza la quale non potrebbe esserci vita nel nostro pia­neta, dovrebbe quindi essere tra­sfor­mata in una merce sui mer­cati inter­na­zio­nali a dispo­si­zione solo di chi ha le risorse per acquistarla.
Que­sti sono solo due esempi di quanto sta avve­nendo in pre­pa­ra­zione dell’Expo.
Scri­veva Van­dana Shiva: «Expo avrà un senso solo se par­te­ci­perà chi s’impegna per la demo­cra­zia del cibo, per la tutela della bio­di­ver­sità, per la difesa degli inte­ressi degli agri­col­tori e delle loro fami­glie e di chi il cibo lo mette in tavola. Solo allora Expo avrà un senso che vada oltre a quello di grande vetrina dello spreco o, peg­gio ancora, occa­sione per vicende di cor­ru­zione e di cemen­ti­fi­ca­zione del territorio».
«Nutrire il Pia­neta, Ener­gia per la vita», recita il logo di Expo. Ma Expo è diven­tata una delle tante vetrine per nutrire le mul­ti­na­zio­nali, non certo il pianeta.
Come si può pen­sare infatti di garan­tire cibo e acqua a sette miliardi di per­sone affi­dan­dosi a coloro che del cibo e dell’acqua hanno fatto la ragione del loro pro­fitto senza pre­stare la minima atten­zione ai biso­gni pri­mari di milioni di persone ?
Expo si pre­senta come la pas­se­rella delle mul­ti­na­zio­nali agroa­li­men­tari, pro­prio quelle che deten­gono il con­trollo dell’alimentazione di tutto il mondo, che pro­du­cono quel cibo glo­ba­liz­zato o spaz­za­tura, che deter­mina con­tem­po­ra­nea­mente un miliardo di affa­mati e un miliardo di obesi.
Due facce dello stesso pro­blema che abi­tano que­sto nostro tempo: la povertà, in aumento non solo nel Sud del mondo ma anche nelle nostre peri­fe­rie sem­pre più degradate.
Expo non parla di tutto ciò.
Non parla di diritto all’acqua pota­bile e di acqua per l’agricoltura familiare.
Non parla di diritto alla terra e all’autodeterminazione a coltivarla.
Non si rivolge e non coin­volge i poveri delle mega­lo­poli di tutto il mondo, non si inter­roga su cosa man­giano, non parla ai con­ta­dini pri­vati della terra e dell’acqua, scac­ciati attra­verso il land e water grab­bing, (la ces­sione di grandi esten­sioni di ter­reno e di risorse idri­che a un paese stra­niero o a una mul­ti­na­zio­nale), espulsi dalle grandi dighe, dallo svi­luppo dell’industria estrat­tiva ed ener­ge­tica, dalla per­dita di sovra­nità sui semi per via degli Ogm e costretti quindi a diven­tare pro­fu­ghi e migranti.
E non cam­bia certo la situa­zione qual­che invito a sin­goli per­so­naggi della cul­tura pro­ve­nienti da ogni angolo della terra e impe­gnati nella lotta per la giu­sti­zia sociale. Al mas­simo serve per creare qual­che diversivo.
In Expo a fianco della pas­se­rella delle mul­ti­na­zio­nali si dispiega la pas­se­rella del cibo di «eccel­lenza». Expo parla solo alle fasce di popo­la­zione ricca dell’occidente e que­sto ne fa ogget­ti­va­mente la vetrina dell’ingiustizia ali­men­tare del mondo, nella quale la povertà si misu­rerà nel cibo: in quello spaz­za­tura per le grandi masse e in quello delle ecce­denze e degli scarti per i poveri.
In que­sti mesi, di fronte a tutto quello che è acca­duto nella nostra città, dall’ille­ga­lità allo sper­pero di ingenti risorse eco­no­mi­che per l’organizzazione di Expo in una comu­nità dove la povertà cre­sce quo­ti­dia­na­mente e che avrebbe urgenza di ben altri inter­venti, noi abbiamo matu­rato un giu­di­zio nega­tivo su Expo.
Ma come cit­ta­dini mila­nesi non pos­siamo fug­gire la respon­sa­bi­lità di impe­gnarci affin­ché l’obiettivo di «Nutrire il pia­neta» possa essere meno lontano.
Per que­sto avan­ziamo a lei e alle auto­rità poli­ti­che ed ammi­ni­stra­tive che stanno orga­niz­zando Expo alcune pre­cise richieste.
Il Pro­to­collo mon­diale sulla nutri­zione che lei intende lan­ciare, pur dicendo anche alcune cose con­di­vi­si­bili, evi­tando i nodi di fondo, rimane tutto all’interno dei mec­ca­ni­smi ini­qui che hanno gene­rato l’attuale situazione.
Noi le chie­diamo di porre al cen­tro la sovra­nità ali­men­tare e il diritto alla terra negati dallo stra­po­tere e dal con­trollo delle mul­ti­na­zio­nali, in par­ti­co­lare quelle dei semi.
Chie­diamo che sia affer­mata una netta con­tra­rietà agli Ogm, che sono il para­digma di que­sta espro­pria­zione della sovra­nità dei con­ta­dini e dei cit­ta­dini, il perno di un modello glo­ba­liz­zato di agri­col­tura e di pro­du­zione di cibo che inquina con i diser­banti, con­suma ener­gia da petro­lio, è idro­voro e con­tri­bui­sce al 50% del riscal­da­mento climatico.
Le chie­diamo che venga affer­mato il diritto all’acqua pota­bile per tutti attra­verso l’approvazione di un Pro­to­collo Mon­diale dell’acqua, con il quale si con­cre­tizzi il diritto umano all’acqua e ai ser­vizi igienico-sanitari san­cito dalla riso­lu­zione dell’Onu del 2011.
Chie­diamo che ven­gano rimessi in discus­sione gli accordi di part­ner­ship tra Expo e le grandi mul­ti­na­zio­nali, che, lungi dal rap­pre­sen­tare una solu­zione, costi­tui­scono una delle ragioni che impe­di­scono la piena rea­liz­za­zione del diritto al cibo e all’acqua.
Chie­diamo che si decida fin d’ora il destino delle aree di Expo non lascian­dole uni­ca­mente in mano alla spe­cu­la­zione e agli appe­titi della cri­mi­na­lità orga­niz­zata e che, su quei ter­reni, venga indi­cata una sede per un’istituzione inter­na­zio­nale fina­liz­zata a tute­lare l’acqua, potrebbe essere l’Autho­rity mon­diale per l’acqua, e il cibo come beni comuni a dispo­si­zione di tutta l’umanità. Una sede dove i movi­menti sociali come i Sem Terra, Via Cam­pe­sina, le reti mon­diali dell’acqua, le orga­niz­za­zioni popo­lari e i governi locali e nazio­nali discu­tano: la poli­tica per la vita.
Una sede nella quale la Food Policy diventi anche Water Policy, dove si discuta la costi­tu­zione di una rete di città che assu­mano una Carta dell’acqua e del Cibo, nella quale si inizi a con­cre­tiz­zare local­mente la sovra­nità ali­men­tare, il diritto all’acqua, la sua natura pub­blica, la non chiu­sura dei rubi­netti a chi non è in grado di pagare, la costi­tu­zione di un fondo per la coo­pe­ra­zione inter­na­zio­nale verso coloro che non hanno accesso all’acqua pota­bile nel mondo.
Una sede nella quale alle isti­tu­zioni e ai movi­menti sociali, venga resti­tuita la sovra­nità sulle scelte essen­ziali che riguar­dano il futuro dell’umanità.

«La Terra ha abba­stanza per i biso­gni di tutti, ma non per l’avidità di alcune per­sone» affer­mava Gan­dhi. E que­sta verità oggi è più che mai attuale e ci richiama alla nostra respon­sa­bi­lità, ognuno per il ruolo che svolge.

 *** Moni Ova­dia, Vit­to­rio Agno­letto, Mario Ago­sti­nelli, Piero Basso, Franco Cala­mida, Mas­simo Gatti, Anto­nio Lareno, Anto­nio Lupo, Emi­lio Moli­nari, Sil­vano Pic­cardi, Paolo Pinardi, Basi­lio Rizzo, Erica Rodari, Anita Sonego, Guglielmo Spettante

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