lunedì 20 maggio 2019

L’adunata sovranista di Milano santifica Salvini

Mezzo sovrano. Contro l’islam, gli immigrati, l’Ue: la Lega si unisce ai nazionalisti europei. Sul palco in piazza Duomo 11 leader neri. Il ministro osannato da Le Pen e Wilders. Fischiato Bergoglio
Prima della mossa del rosario e del ringraziamento dei santi patroni dell’Europa a un certo punto Salvini si paragona a Galileo Galilei ed è il momento in cui più forte si alza il grido «buffone» da parte dei contestatori che sono riusciti a intrufolarsi in piazza Duomo. Sono perlopiù adolescenti con cartelli scritti a mano, un gruppetto che cresce col passare dei minuti e tenuto distante dai leghisti da una fila di poliziotti. «Ci spiegano da Bruxelles che non c’è un mondo diverso» dice Salvini «proprio come fecero con Galileo quando gli dicevano che la terra è piatta, lo incarcerarono come un matto. Noi siamo come Galileo!».
PIAZZA DUOMO non si è riempita per la parata dei nazionalisti europei, c’è spazio ai lati e in fondo alla piazza. 30-40 mila persone, una partecipazione lontana dai 100 mila annunciati. «Domani facciamo la storia» aveva detto Salvini alla vigilia, ma tutto è suonato stanco, vuoto e retorico. Anche il suo comizio non è brillante, piuttosto lungo e fiacco. L’unico guizzo è la promessa delle tasse giù al 15% per tutti. È il momento mediaticamente più preparato: quando Salvini pronuncia lo slogan le persone dietro di lui sul palco alzano decine di cartelli blu con scritto in giallo 15%. La flat tax sarà il tormentone della prossima settimana così come nel 2006 fu per Berlusconi l’abolizione dell’Ici. Ovviamente resta in primissino piano la politica anti-migranti, che la piazza mostra di gradire tanto che quando il leghista replica a quanto detto ieri da papa Francesco citandolo, dalla folla si levano sonori fischi rivolti al pontefice. Le elezioni Salvini le chiama referendum. «Al referendum del 26 maggio non prendo venti impegni, ne prendo uno: cambiare l’Europa da cima a fondo, ma se date alla Lega il primo posto in Italia e in Europa non mollerò finché ciascuno in Italia non pagherà il 15% di tasse».
IL POMERIGGIO dei leghisti in trasferta a Milano inizia con un piccolo corteo da Palestro a piazza Duomo, il classico percorso del 25 aprile. Pochi i milanesi in piazza, e dal palco il consigliere comunale Alesandro Morelli se lo lascia scappare: «Ma c’è qualcuno di Milano qui oltre a me?» dice al microfono. E la piazza muta.
Tra i candidati la più attiva è Silvia Sardone, ex Forza Italia recentemente passata alla Lega. A volantinare per Sardone ci sono i militanti neofascisti di Lealtà Azione, tra cui il consigliere di municipio 8 Stefano Pavesi. Da giorni i militanti di Lealtà Azione inviano ai proprio contatti gli inviti a votare Sardone: «Chiediamo il tuo aiuto per sostenere un candidato a noi vicino. Si tratta di Silvia Sardone della Lega, che abbiamo deciso di sostenere in quanto fa politica come noi, nelle periferie in aiuto di quegli italiani dimenticati dalla maggior parte della sinistra». L’ultradestra milanese ha quindi la sua candidata e in piazza Duomo gli unici volantini distribuiti sono i suoi.
PRIMA DEL LEADER leghista parlano gli 11 esponenti dei partiti nazionalisti europei che Salvini ha radunato attorno a sé. Comizi brevi, dove sostanzialmente tutti ripetono le stesse cose: «Forza Matteo, viva Matteo, stop Islam, stop invasione africana». Nessuno prova a spiegare da quali trattati europei vorrebbero fare uscire i propri paesi, come pensano di equilibrare le politiche fiscali, come conciliare le istanze nazionaliste con le politiche comunitarie. I leader di questi 11 partiti dell’ultradestra non sono andati oltre agli slogan. La palma del fan più sfegatato di Salvini va all’olandese Geert Wilders del Pvv, che più volte lo ha ringraziato e osannato. Wilders è stato anche quello che ha usato le parole più dure contro l’islam.
DALL’AUSTRIA era atteso Harald Vilimski, ma lo scandalo dei favori del suo partito alla Russia di Putin che ha portato alle dimissioni del vicepremier e capo del Partito della Libertà Strache, hanno costretto a cambiare oratore, e al posto di Vilimski ha parlato Georg Mayer. L’ovazione più grande è arrivata con Marine Le Pen che ha parlato di nuove resistenza europea in riferimento alla nascente alleanza nazionalista. La leader di Rassemblement National è sembrata incoronare Salvini quale leader di questo nuovo eurogruppo, ma la conta dei voti sarà fata dopo il 26.
MA IL VERO EROE della giornata è Zorro, citazione del libro della casa editrice vicina a Casapound Altaforte: nella prima pagina viene raccontato che all’asilo qualcuno rubò il pupazzetto di Zorro a Salvini. Così a metà pomeriggio una persona travestita da Zorro si affaccia a un balcone su piazza Duomo e srotola uno striscione con scritto «restiamo umani», accolto da decine di «comunista di merda, buttati che non ti prendiamo» e poi rimosso. Molti di questi leghisti passeranno il pomeriggio a insultare gli adolescenti arrivati a esprimere la loro opposizione a Salvini, quasi più interessati ai contestatori che alle parole del loro leader.

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